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UN'ANTICA BIBLIOTECA BERBERA RISCOPERTA IN ALGERIA

 

Béjaïa

 

        Il risveglio delle identità culturali delle popolazioni berbere della Cabilia nell’ultimo decennio ha sollevato il velo di oblio volutamente posto dai colonialisti francesi sul ricchissimo patrimonio culturale della città marittima di Béjaïa. Un gruppo di studi e di ricerche sulla storia delle matematiche a Béjaïa, l’associazione universitaria Gehimab, sta diffondendo la coscienza fra i cittadini che la cultura è un bene di tutti e che le testimonianze del passato sono la fonte dei valori comuni. La principale missione dei suoi ricercatori è stata quella di riportare alla conoscenza degli algerini d’oggi le straordinarie attività scientifiche di questa università berbera, dall’epoca medievale al XIX secolo, principalmente nel campo delle scienze esatte, dalla matematica commerciale alle scienze del calcolo puro, dalla logica all’astronomia, dall’algebra agli strumenti di navigazione.

Uno dei primi europei ad aver frequentato le lezioni di Béjaïa nel lontano dodicesimo secolo fu il grande matematico pisano Leonardo Fibonacci (1170-1240), che l’università della storica città toscana ha commemorato nel 1994 coniando una medaglia, subito conferita alla città maghrebina. E dire che il presidente della Società Storica Algerina (coloniale), A. Berbrugger, inaugurando l’assemblea generale del 23 aprile 1863, dichiarava: “In questo paese non esistono né eruditi, né tradizioni intellettuali e neppure dei libri”.

Egli ignorava, o fingeva di ignorare, che già nel XII secolo i matematici andalusi si riferivano al metodo delle frazioni introdotto nella scienza islamica dall’algebrista di Béjaïa al-Qurashi. E che per secoli sono affluiti all’ateneo di Béjaïa, come all’università Sankoré di Timbuctù, studiosi, letterati e scienziati dalla Spagna al Medio-Oriente e all’Asia centrale, che hanno scritto e lasciato in Cabilia opere per l’insegnamento di sedici discipline. E forse non si sa che i numeri arabi sono stati diffusi in Europa partendo dall’università arabo-berbera di Béjaïa.

Con l’invasione francese, nella prima metà dell’Ottocento, cala il silenzio sui secoli d’oro di Béjaïa. Verso la fine del secolo, alcuni orientalisti indagano sul passato culturale dell’Algeria, e pubblicano un “inventario universale e metodico delle ricchezze bibliografiche del Maghreb”. Ma, stranamente, non si parla dei manoscritti della Cabilia, mentre alcuni testi che il matematico francese Eugène Dewulf si era procurato presso Ben Ali Sherif a Chellata non sono stati ritrovati.

Nessuno sapeva che in un piccolo villaggio nascosto tra le montagne meridionali della regione berbera, Tala Uzrar (che vuol dire “la sorgente dei ciottoli”), era stata messa in salvo una fra le più ricche biblioteche private del Nord-Africa, che le truppe francesi stavano invece per distruggere quando, reprimendo l’insurrezione del 1871, incendiarono la prestigiosa medersa di Timmemert.

Ecco che, quasi un secolo dopo, nel 1957, in piena guerra d’Algeria, la casa della famiglia di Shaykh al-Muhub, che custodiva la maggior parte dell’eredità libraria della Cabilia, viene attaccata e incendiata dai parà di Massu. Il vecchio Lmedhi, intuendo in tempo cosa stava per succedere, ingiunse a sua nuora, Zahira, di salvare i manoscritti. La donna fuggì con molti libri sulla schiena e andò a nasconderli in una baita in pietra, conosciuta soltanto da pochi pastori. Vi rimasero per quasi quarant’anni, dimenticati.

Fino a un giorno del 1994, quando i membri dell’associazione Gehimab andarono a prenderli per trasferirli a Béjaïa. Molti erano deteriorati, e in parecchi casi i fogli sono stati recuperati uno ad uno. La ricostituzione della biblioteca com’era nel XIX secolo ha rappresentato un lavoro di identificazione e di restauro paziente e impegnativo per oltre cinque anni. Poi è stata creata la collezione Ulahbib, dal nome del suo proprietario prima della colonizzazione francese, e ricollocata nella baita salvatrice, affinché i libri ritrovassero il loro ambiente naturale.

E’ stato anche un omaggio simbolico alla memoria di Lmuhub Ulahbib che nel 1852 aveva detto: ”Le mie opere, vergate, copiate o acquistate, devono essere utili sia a coloro che sono colti sia a coloro che vogliono istruirsi. Per questo proibisco a chiunque di scrivere delle aggiunte o di far cancellature”.

Il presidente dell’associazione, professor D. Aissani, ha annunciato recentemente alla stampa e al mondo universitario mondiale di aver ultimato anche il catalogo della Khizana (biblioteca) di Lmuhub Ulahbib con il titolo e il contenuto dei 570 manoscritti, i nomi degli autori, l’epoca di redazione dell’opera ed eventualmente i nomi dei copisti. Il grande interesse della biblioteca risiede nella sua accezione linguistica: sono redatti in berbero centinaia di manoscritti di cui nessuno è mai stato letto o studiato dagli orientalisti europei, che ne ignoravano l’esistenza.

 

Nella collezione il professor Aissani ha repertoriato ventitré materie, trattate da autori andalusi, marocchini, tunisini, algerini, egiziani, asiatici oltre che cabili, e che riguardano la storia locale, l’epidemia del 1753, l’invasione delle cavallette del 1850, l’insurrezione berbera del 1871, la grande carestia del 1877. E inoltre atti notarili, registri commerciali del XV secolo, cronache di viaggi, storia della filosofia orientale, testi di religione, copie del Corano, opere del grande storico e politologo berbero Ibn Khaldun, volumi di medicina e di letteratura, manuali di corrispondenza, e gli scritti introvabili dello storico di Béjaïa, Ibn Hammad (1150-1230).

Ma i codici medievali più rari e preziosi sono ovviamente quelli in lingua berbera, anche perché trattano di discipline scientifiche: algebra, geometria, astronomia, astrologia, geografia, diritto civile musulmano, scienze naturali, litografia e stampa. Un esemplare unico nelle biblioteche del Maghreb arabo-berbero è quello dedicato all’educazione sessuale. Se lo scoprissero i fondamentalisti islamici del Gia, i manoscritti della Cabilia sarebbero nuovamente in pericolo … A coronamento di quanto realizzato per la ricerca scientifica, la valorizzazione storico-culturale dell’Algeria e la salvaguardia delle biblioteche private berbere, l’associazione Gehimab è stata nominata nel 2000 presso il Collegio degli Esperti, istituito dalla Conferenza permanente delle città storiche del Mediterraneo, con sede ad Alghero.

 

Milano, 20 giugno 2002

Attilio Gaudio

(segue)

                                                               

Indirizzo per eventuali contatti:

Association GEHIMAB - Laboratoire LAMOS – Università de Béjaïa -  Algeria - Tél/Fax  213 34215188

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