Corso sui manoscritti berberi

8 marzo 2012

 

Le donne degli Ausiliari dissero al Profeta:

“Gli uomini ci hanno preso tutto ciò che è bene”

la scienza, la guerra, il pellegrinaggio e anche

l’aratura, o Inviato. Che ci resta?”

Rispose loro l’Inviato: “Niente affatto

non è detto: il bene è ampio presso Dio

a Voi Dio ha riservato ogni bene

o donne: ciò che vi comanda è l'umiltà" (...)

 

E' l'inizio di un testo tratto da un antico manoscritto berbero che il professor Vermondo Brugnatelli (Università di Milano-Bicocca) ha presentato nella  seconda lezione (8 marzo 2012, "Le donne nei manoscritti berberi") del suo corso monografico intitolato "I manoscritti berberi. un patrimonio culturale inesplorato", che conclude l'insegnamento di Lingue e letterature del Nordafrica 2011-2012 alla Bicocca*.

Il corso era stato inaugurato il 5 marzo con una lezione-conferenza aperta al pubblico per presentare i principali generi letterari dei numerosi manoscritti in lingua berbera. Si tratta di lettere, documenti, lessici, testi in poesia e in prosa, religiosi, satirici e scientifici, che trattano di medicina, alchimia, divinazione, botanica e astronomia. Queste opere sono in parte custodite in numerose biblioteche in Nordafrica ed in Europa, ma ancora molto poco studiate, con grave pregiudizio per lo studio di storia, lingua e religione delle popolazioni del Nordafrica. Anche se  l'arabo è sempre stato dominante nel periodo islamico come lingua ufficiale e nei testi scientifici e religiosi, "è innegabile - afferma Brugnatelli - che dal Medioevo ad oggi è sempre esistito un filone letterario in berbero, soprattutto, ma non solo, per la produzione di testi destinati alla propaganda dell'Islam tra Berberi che ignoravano l'arabo".

 

Nella conferenza dell'8 marzo Brugnatelli ha presentato due testi molto diversi per epoca di composizione, genere letterario e destinatario.

La prima opera, il cosiddetto Trattato delle donne, è molto antica e proviene dal sud del Marocco: risale alla fine del 16° secolo, in un periodo compreso tra il 1571 e il 1596. L’autore, Ibrahim u Ali Aznag, era membro di una celebre zawiya, quella degli Ayt Wisaεden; la lingua era una varietà di tašelhit. Le  prescrizioni religiose sulle donne vengono trattate in due capitoli (16° e 17°). Uno illustra gli obblighi femminili, in particolare riguardo alla purezza rituale e alle pratiche religiose durante le mestruazioni; l'altro (quello illustrato durante la conferenza) si sofferma invece in generale sul ruolo delle donne nella società.

Il contenuto di questo testo è particolarmente interessante perché vi si osserva lo sforzo di predicare l’adozione di un modello di vita che invece è difficilmente sostenibile per la società dell’Atlante, vale a dire una rigida separazione tra i due sessi in ogni aspetto della vita sociale. E infatti i versetti, dopo l'inizio (citato in capo all'articolo) si fanno più espliciti:

 

(...) Onorate Dio, l’Inviato e i vostri mariti:

l’ingrato non è amato da Dio

Fuso, telaio, mulino a mano vi ha destinato Dio

La guerra e il pellegrinaggio delle donne sono

i dolori del parto secondo la legge del Creatore

Mòndano dal peccato e conferiscono liceità

per ciò che la donna sopporta per i figli

Dio perdona tutti i peccati passati

Sta scritto negli hadith che metà della fede

è l’umiltà delle donne, dal parlare discreto (...)

 

Il secondo brano proviene da un poema religioso, Tmazight, di un dotto di Jerba (Tunisia), Chaaban al-Qannouchi, che l’ha scritto, nella varietà di berbero locale, tra la fine del 18° e gli inizi del 19° secolo. A differenza del precedente, il testo è stato composto in un ambito religioso ibadita, una scuola islamica di derivazione kharigita (un ramo dell'Islam, distaccatosi dagli altri all'epoca del quarto califfo, indipendente rispetto al sunnismo del resto del Nordafrica, allo shiismo dell'Islam iraniano e ad altre regioni orientali). Una delle caratteristiche salienti dell’ibadismo è l’importanza dell’agire, poichè non basta la fede per salvarsi ma sono indispensabili anche le opere.

 

Le lezioni proseguiranno sviluppando l'argomento manoscritti anche dal punto di vista storico, e illustrando le ricerche che il professor Brugnatelli ha in corso attualmente su uno dei testi più antichi e celebri della letteratura in berbero di area ibadita, noto come la "Madawwana di Ibn Ganim", ma che in realtà è la spiegazione commentata (ad opera di Abu Ganim Bisr b.Ganim al-Hurasani) di questo compendio giuridico-religioso. Il vero nome dell'opera, che sembrava perduta, sembra essere Kitab al-Barbariya; la Biblioteca Nazionale di Tunisi conserva le fotografie di un manoscritto contenente 14 parti su 16 dell'opera complessiva (mentre la bibilioteca di Aix-en-Provence ne possiede i microfilm).

 

La partecipazione è aperta anche a docenti e studenti di altre discipline e a chiunque altro sia interessato ad approfondire aspetti della cultura del Nordafrica, una regione a noi geograficamente vicina e che nell’ultimo anno è stata al centro delle cronache, ma di cui ancora troppi aspetti sono ignorati. Purtroppo a causa dei "tagli" all'università il corso di quest'anno sarà l'ultimo per l'insegnamento di Lingue e Letterature del Nordafrica alla Bicocca.

 

*Università degli Studi di Milano-Bicocca, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche, Lingue e Letteratura del Nordafrica: "I manoscritti berberi: un patrimonio culturale inesplorato" -

http://www.formazione.unimib.it/DATA/Insegnamenti/7_1464/materiale/2012-donneneimanoscritti.pdf

vermondo.brugnatelli@unimib.it

www.brugnatelli.net/vermondo/didattica

unimib.academia.edu/VermondoBrugnatelli

Mila C.G.

 

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Corso di Lingue e letterature del Nordafrica 2011-2012: "I manoscritti berberi: un patrimonio culturale inesplorato".

Lunedì: ore 14.30-17.30 Giovedì: ore 9.00-11.30  Edificio U6 (Piazza Ateneo Nuovo), 4° piano, stanza 4143

 

 

 

 

 

 

Il nome di Dio in berbero (Ababay) nell'opera di Abū Ġānim Bišr b. Ġānim al-Hurāsānī (ed wawal n Buyanem, foglio 193b, l.25, pag.18)

 

 

 

 

Una pagina di un manoscritto del poemetto berbero di Jerba (Aix-en-Provence)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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