In ricordo di Gastone Ortona

Milano, 30 ottobre 2011

 

Sono passati cinque anni dalla morte del giornalista livornese Gastone Orefice Ortona, che si è spento a 84 anni nella clinica S. Rossore di Pisa, dove era stato ricoverato dopo che, all’inizio dell’anno, era stato operato a New York.

 

Era l’autunno del 1967 quando ho conosciuto Gastone Orefice e sua moglie Lea a Parigi. Venivo da Milano, ma mi sentivo una provinciale in “quell’immenso deserto che chiamano Parigi”, come amava ripetere scherzando Attilio Gaudio, con cui mi ero da poco sposata. E fin dal primo incontro si è creato tra noi quel legame magico, quella rara amicizia che è durata, e dura, tutta la vita. Gastone e Attilio erano stati colleghi all’Agenzia Italia, che aveva assunto Gastone prima come corrispondente da Rabat, in Marocco, e poi da Parigi.

 

Ecco come si sono conosciuti, secondo le parole dello stesso Gastone:

“… Nel 1958, Attilio è arrivato un giorno nel mio ufficio di corrispondente dell’Agenzia di stampa Italia nella rue Caumartin a Parigi, col suo grande sorriso, il suo dito della mano destra puntato verso me, per invitarmi, per ingiungermi di unirmi a lui in una nuova campagna in favore del movimento d’indipendenza algerino. E’ così che ha cominciato a scrivere per l’Agenzia di stampa italiana Ansa, diventando l’esperto delle questioni africane”. Poi Gastone divenne corrispondente della Rai, e Attilio giornalista freelance prima di essere inviato in Africa come corrispondente itinerante per l’Ansa, grazie all’appoggio di Gastone. La loro vecchia e sincera amicizia divenne un rapporto tra famiglie. Nel frattempo avevo avuto due bambini, e ci vedevamo spesso con Lea e le tre grandi “bimbe” della coppia. La loro casa era un rifugio non solo affettivo, ma anche culturale.

 

“Gattone” (così lo chiamavano i miei bambini) e Attilio animavano spesso conversazioni di ogni tipo, politica, storia, attualità, a volte con idee diverse, ma sempre con onestà intellettuale e sincerità da ambo le parti. Anche la discussione con Attilio era “molto amichevole e corretta, malgrado le diversità d’opinione e le diverse priorità per la soluzione di un problema difficile come quello del Medio Oriente”. Gastone, sempre razionale e scientifico, lo accusava di “ lottare a volte, come Don Chisciotte, contro i mulini a vento”. Era utile e fertile per entrambi questo confronto di idee, mentre Lea ed io ridevamo. E tutti i contrasti si dissolvevano, quasi sempre a tavola, poiché condividevamo non solo le tagliatelle e il couscous di Lea, ma anche e soprattutto (sono sempre le parole di Gastone) “ il pensiero e l’atteggiamento verso i problemi della politica e dell’esistenza umana”.

 

Così quando Attilio ha pubblicato nel 1962 “Rif, terre marocaine d’épopée et de légende”, l’ha regalato al suo grande amico con questa dedica: “A Gastone, affinché queste pagine gli ricordino un paese che ha amato e capito”. E noi ricordiamo Gastone con il rammarico per averlo perduto. Era una persona essenziale, capace di apprezzare l’onestà delle persone e i valori importanti della vita. Lo ammiravamo per il suo senso dell’umorismo, l’eleganza nel suo modo di essere e di parlare, ma soprattutto per le sue qualità di giornalista e di uomo, con i suoi grandi occhi sorridenti sopra l’immancabile papillon, che scrutavano l’interlocutore come per carpire il suo pensiero.

Mila Crespi Gaudio, Velia e Daniel Gaudio

 

Cenni biografici

Nato nel 1922 a Livorno da una famiglia di religione israelita, Gastone dovette lasciare il liceo scientifico nel 1938 a causa delle leggi razziali emanate dal fascismo, e riuscì a diplomarsi in ragioneria alla scuola allestita dalla comunità ebraica con gli insegnati cacciati a loro volta dalle scuole pubbliche.

Dopo la guerra iniziò la sua carriera di giornalista al “Tirreno”. Nel frattempo si era laureato in Economia e Commercio a Firenze, e sposato con Lea Ottolenghi. Si erano conosciuti nell’estate del 1937, e dovettero trascorrere anni difficili durante la guerra, tra separazioni, fughe, nascondigli e varie vicende prima di potersi sposare nel 1945. Dal matrimonio sono nate tre figlie, Lidia, Anna e Laura.

Nel 1958 Gastone Orefice passò all’Agenzia Italia, come corrispondente da Rabat, in Marocco, dove rimase due anni. Poi si trasferì a Parigi, sempre con l’Agenzia Italia. In seguito Gastone Orefice divenne corrispondente della Rai, e assunse, per distinguersi dal fratello Vittorio, voce e volto Rai dal corridoio del Transatlantico in Parlamento, lo pseudonimo di Ortona. Nella capitale francese scrisse il libro “Una certa idea della Francia”. Nel 1973 fu inviato a Bruxelles, e dopo pochi mesi a New York, dove lavorò come corrispondente Rai fino alla pensione, nel 1987.

In America, in occasione dell'elezione di Ronald Reagan, scrisse un libro intitolato “Reagan o la scelta disperata dell'America in crisi”. Si occupò molto degli italo-americani e riuscì a metterli d'accordo per formare una coalizione compatta.

L'allora Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, gli dette di sua mano a Roma, il 27 dicembre 2001, l'onorificenza “L'Ordine della Stella della solidarietà italiana”. 

Quando andò in pensione, continuò a scrivere articoli da New York, a fare conferenze come presidente della società Dante Alighieri, e a diffondere la cultura e la lingua italiana. Era anche direttore di “Italian Journal”, rivista in inglese di alta politica, economia, attualità italiana ed europea. Guidò anche la Rai Corporation, con le sue trasmissioni giornalistiche sul continente americano, e fu presidente della stampa estera a Parigi e New York, oltre che rappresentante dei giornalisti presso gli italiani all’estero. Aveva anche preparato una serie di lezioni da tenere all'Unitre (Università della Terza Età) a Livorno, sulla “Storia delle comunicazioni” e materiale per un libro su Mazzini.

 

 

 

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