ANTROPOLOGIA - SGUARDO APERTO SUL CINQUANTENARIO DELLE INDIPENDENZE AFRICANE

Qualche riflessione di François-Robert Zacot - Etnologo e sociologo francese, Zacot è un grande studioso dell’Asia del Sud-est. Ha prodotto documentari e compiuto molte missioni etnografiche per organismi di ricerca, università, ministero degli esteri francese, Unesco. Queste sue considerazioni, in occasione dell'anniversario della proclamazione d'indipendenza della maggior parte degli stati africani, si riferiscono ai  rapporti tra Africa e Francia, ma possono essere utilmente estese ai rapporti tra Africa ed Europa. Nel 2006 ha pubblicato "Un autre regard sur le monde – L’Occident à l’épreuve de la société badjo" (edizione Louis Audibert/La Martinière), uno studio sui Badjo, popolo nomade che vive sul mare al largo delle coste dell’Indonesia, allo scopo di valorizzarne la cultura e lottare contro la loro sedentarizzazione.

    Un altro sguardo sul mondo: qual è il ruolo dell’antropologia nelle relazioni tra gli ex-colonizzatori e i paesi africani che hanno proclamato la loro indipendenza cinquant’anni fa? Lo sguardo e il metodo dell’antropologia consentono di considerare l’Africa non più un riflesso o un doppione delle nostre società, ma “un altro”, opposto e lontano. Capire le difficoltà dell’Africa vuol dire essere coscienti delle pratiche attraverso le quali l’uomo africano si costruisce, tener presente il suo vissuto reale, le aspettative e i bisogni degli individui, la loro cultura, la complessità di universi plurali. E viceversa, l’Africa deve usare lo stesso metodo per l’Europa.

    Per gli uni e gli altri, l’antropologia può evitare la tentazione di rinchiudersi e ripiegarsi su se stessi. oppure di credere in una possibile identificazione fruttuosa. L’antropologia esige invece la comunicazione e l’ “ouverture du regard”,  mostra l’importanza della reciprocità, nozione fondamentale nei rapporti tra società diverse, ed elabora degli schemi interpretativi fondati non su teorie ma prendendo in considerazione le singole realtà.

    Bisogna, conclude François-Robert Zacot, “penser ensemble”, evitare il balbettamento della storia. Riflettere sulle relazioni future tra Africa e Occidente e la loro storia ha un senso solo se si cerca di considerare reciprocamente la propria umanità, riconoscendo le rispettive analogie e, paradossalmente, misurando la distanza che li separa. Il progetto di dialogo deve mettere al centro l’alterità e trasformare, comprendendoli, gli episodi della schiavitù e del colonialismo per conferire loro un altro statuto nella storia. Quindi, conferire loro un ruolo creatore di senso.

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LE DATE DELLA PROCLAMAZIONE DELL'INDIPENDENZA

DEI PAESI  AFRICANI DAI VARI STATI  COLONIZZATORI

•         Africa del Sud : 31 maggio 1910 (Regno Unito)

•         Algeria : 5 luglio1962 (Francia)

•         Angola : 1975 (Portogallo)

*        Bénin (ex Dahomey) : 1°giugno 1960 (Francia)

•         Botswana: 30 settembre 1966 (Regno Unito)

*        Burkina Faso (ex Alto Volta) : 5 agosto 1960 (Francia)

•         Burundi : 1° luglio 1962 (Belgio)

*        Cameroun : 1° gennaio 1960 (Francia e Regno Unito)

•         Capo-Verde : 1975 (Portogallo)

*        Repubblica Centrafricana : 13 agosto 1960 (Francia)

*        Ciad (Tchad): 1960 (Francia)

•         Comores : 1975 (Francia)       

*          Congo (Congo-Brazzaville): (1960 (Francia)

*      Repubblica democratica del Congo (Congo-Kinshasa, Zaire):

                                              30 giugno 1960 (Belgio)

*        Costa d'Avorio : 7 agosto 1960 (Francia)

•         Gibuti (Djibouti) : 1977 (Francia)

•         Egitto : 1922 (Regno Unito)

•         Eritrea : 1993 (Etiopia)-colonia italiana fino al 1941, protettorato                                                                          britannico fino al 1952

•         Etiopia : 1896 (Italia)

*        Gabon : 17 agosto 1960 (Francia)

•         Gambia :1965 (Regno Unito)

•         Ghana : 1957 (Regno Unito)

•         Guinea : 1958 (Francia)

•         Guinea-Bissau: 1975 (Portogallo)

•         Guinea Equatoriale: 1968 (Spagna)

•         Kenya : 12 dicembre 1963 (Regno Unito)

•         Lesotho : 4 ottobre 1966 (Regno Unito)

•         Liberia : 1847

•         Libie : 1951 (Italia)

*        Madagascar : 26 giugno 1960 (Francia)

•         Malawi : 1966 (Regno Unito)

*        Mali : 22 settembre 1960 (Francia)

•         Marocco : 2 marzo 1956 (fin del Protettorato francese)

*        Mauritania 1960 (Francia)

•         Mozambico : 25 giugno 1975 (Portogallo)

•         Namibia : 21 mars 1990 (Sudafrica)

*        Niger : 1960 (Francia)

*        Nigeria :1960 (Regno Unito)

•         Uganda : 9 ottobre 1962 (Regno Unito)

•         Rwanda : 1° luglio 1962 (Belgio)

*        Sénégal : 4 aprile 1960 (Francia)

•         Seychelles : 1976 (Regno Unito)

•         Sierra Leone : 27 aprile 1961 (Regno Unito)

*        Somalia : 1° luglio 1960 (Regno Unito e Italia)

•         Sudan : 1° gennaio 1956 (Regno Unito)

*        Togo : 27 aprile 1960 (Francia)

•         Tunisia : 20 marzo 1956 (fine del protettorato francese)

•         Zambia : 24 ottobre 1964 (Regno Unito)

•         Zimbabwe : 17 aprile 1980 (Regno Unito)

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1960 - 2010

IL MONDO AFRICANO DI FRONTE AL COLONIALISMO

NEL SECOLO SCORSO: QUALCHE DATA E CONSIDERAZIONE

    Mezzo secolo di libertà per diciassette paesi africani, in gran parte (tredici) ex colonie francesi:

Benin, Repubblica Centrafricana, Congo-Brazzaville, Costa d'Avorio, Gabon, Burkina Faso, Madagascar, Mali, Mauritania, Niger, Ciad, Togo e Senegal, oltre a Repubblica Dempocratica del Congo (ex Congo Belga), Nigeria (Gran Bretagna), Somalia (Gran Bretagna e Italia) e Camerun (Gran Bretagna e Francia).

Diciassette nazioni che, dopo un processo mondiale di decolonizzazione, stanno spesso cercando ancora una propria identità nazionale, un solido equilibrio etnico e democratico, un'autonomia economica e a volte un'autosufficienza alimentare, anche se gli ex paesi coloniali hanno cercato di mantenere il massimo dell'influenza anche politica.

    Al termine della prima guerra mondiale (1918) venne istituto un mandato della Società delle Nazioni sulle ex colonie tedesche. Nel 1922 l’Egitto proclamò la sua indipendenza. Ma fu il termine della seconda guerra mondiale (1945), che si combatté anche sul suolo africano, a innescare il processo di emancipazione. Cambiarono status anzitutto le colonie italiane: l’Etiopia si ricostituì in impero e nel 1950 federò l’Eritrea; la Libia fu regno indipendente nel 1951; la Somalia ebbe l’indipendenza nel 1960 dopo un decennio di amministrazione fiduciaria italiana. La resistenza opposta dai paesi africani del resto non aveva mai cessato di manifestarsi: basti citare la rivolta dei Mau Mau in Kenya (1952-1956) e la guerra d'Algeria (1954-1962).

    Fu l'indipendenza di vari paesi dell'Africa settentrionale (Libia, Sudan, Marocco e Tunisia) fra il 1952 e il 1956 ad aprire la via all'emancipazione dell'Africa Nera, caratterizzata in  molte  nazioni da una “via africana al socialismo”, modulata sulla situazione locale e radicata nei principi di comunitarismo ed egualitarismo considerati propri della tradizione precoloniale rurale africana (K.F. Nkrumah, S. Touré, J.K. Nyerere ecc.).

    La fine della repressione colonialista fu accelerata dalla la crisi di Suez (1956). La colonia britannica della Costa d'Oro divenne sovrana nel 1957, col nome di Ghana, dopo alcuni anni di autogoverno. Fu seguita nel 1958 dalla Guinea francese, che aveva rifiutato la proposta di Parigi di entrare a far parte della Comunità franco-africana (Loi cadre del 1956). Ottennero la piena indipendenza nel 1960  anche i territori che avevano optato per la soluzione della C.F.A.: Alto Volta (Burkina Faso), Camerun, Centrafrica (già Oubangui-Chari), Ciad, Congo, Costa d'Avorio, Dahomey (poi Benin), Gabon, Madagascar, Mauritania, Niger, Senegal, Sudan (poi Mali), Togo. Nello stesso anno raggiunsero l'indipendenza anche il Congo Belga (poi Zaire), la Somalia (unione di quella britannica e di quella ex italiana) e la Nigeria, seguiti dalle altre colonie britanniche: Sierra Leone e Tanganica (poi Tanzania) nel 1961, Uganda nel 1962, Zanzibar (poi federatosi al Tanganica) e Kenya nel 1963, Malawi (già Nyasaland) e Zambia (già Rhodesia del Nord) nel 1964, con la rottura della Federazione dell'Africa Centrale (mentre la Rhodesia del Sud proclamerà unilateralmente la propria indipendenza nel 1965, sotto il controllo della locale minoranza bianca), Gambia, Botswana e Lesotho nel 1965-1966.

  Ruanda e Burundi, già belgi, divennero indipendenti nel 1962 e nel 1968 fu la volta della Guinea Equatoriale (spagnola), e delle colonie portoghesi (dove la  lotta di liberazione fu attivamente appoggiata dai paesi socialisti): Guinea Bissau nel 1974, Angola e Mozambico nel 1975. In quell'anno la Spagna abbandonò il suo possedimento del Sahara (Rio de Oro), passato al Marocco ma tuttora in attesa di elezioni per l’autodeterminazione (problema dei Sahraoui). Nel 1977 la Francia concesse l'indipendenza a Gibuti, mentre nel 1980, dopo una lunga guerra civile condotta dalla popolazione nera contro i coloni bianchi, la Rhodesia del Sud  ottenne l'indipendenza col nome di Zimbabwe. L'ultimo paese africano ad acquistare la propria indipendenza fu la Namibia nel 1990.

 

 

 

 

 

 

Il mosaico dell'Africa, colonizzata dai vari paesi europei: Francia e Regno Unito, seguiti da Belgio, Portogallo, Germania, Spagna, Italia.

 

 

 

 

 

La decolonizzazione dei vari paesi africani, iniziata dopo la 2° guerra mondiale, è concentrata nell'anno 1960.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In Africa esistono 53 Stati indipendenti:

•       Algeria (Algeri)

•       Angola (Luanda)

•       Benin (Porto-Novo)

•       Botswana (Gaborone)

•       Burkina Faso                                (Ouagadougou)

•       Burundi (Bujumbura)

•       Camerun (Yaoundé)

•       Capo Verde (Praia)

•       Ciad (N'Djamena)

•       Comore (Moroni)

•       Costa d'Avorio                            (Yamoussoukro)

•       Egitto (Il Cairo)

•       Eritrea (Asmara)

•       Etiopia (Addis Abeba)

•       Gabon (Libreville)

•       Gambia (Banjul)

•       Ghana (Accra)

•       Gibuti (Gibuti)

•       Guinea (Conakry)

•       Guinea Bissau (Bissau)

•       Guinea Equatoriale                              (Malabo)

•       Kenya (Nairobi)

•       Lesotho (Maseru)

•       Liberia (Monrovia)

•       Libia (Tripoli)

•       Madagascar                                (Antananarivo)

•       Malawi (Lilongwe)

•       Mali (Bamako)

•       Marocco (Rabat)

•       Mauritania                                    (Nouakchott)

•       Mauritius (Port Louis)

•       Mozambico (Maputo)

•       Namibia (Windhoek)

•       Niger (Niamey)

•       Nigeria (Abuja)

•       Repubblica                          Centrafricana (Bangui)

•       Repubblica Del Congo                    (Brazzaville)

•       Repubblica                            Democratica del                  Congo (Kinshasa)

•       Ruanda (Kigali)

•       São Tomé e Príncipe                  (São Tomé)

•       Senegal (Dakar)

•       Seychelles (Victoria)

•       Sierra Leone                                (Freetown)

•       Somalia (Mogadiscio)

•       Sudafrica (Città del            Capo legislativa,                  Pretoria amministrativa,        Bloemfontein giudiziaria)

•       Sudan (Khartoum)

•       Swaziland (Mbabane)

•       Tanzania (Dodoma)

•       Togo (Lomé)

•       Tunisia (Tunisi)

•       Uganda (Kampala)

•       Zambia (Lusaka)

•       Zimbabwe (Harare)

2 Nazioni che richiedono il riconoscimento internazionale e l'indipendenza:

•       Sahara Occidentale                      (El Ayun)

•       Somaliland (Hargeisa)

e 3 territori spagnoli:

•       Ceuta

•       Melilla

•       Isole Canarie

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